Sul tema dell'evasione fiscale da parte dei riminesi, al centro di un
articolo del Sole 24 Ore ripreso in chiave critica dal nostro collaboratore
Woland, registriamo un secondo intervento del signor Daniele Sassi ed un ultimo
parere, espresso dal signor Mario Gaiani, un nostro lettore di Bologna. Si tratta
di due opinioni in antitesi fra loro eppure permeate dello stesso sdegno morale
nei confronti di una società italiana sempre meno pronta a fare il prorio
dovere; vuoi nel pagare le tasse; vuoi nell'esercitare con correttezza i propri
diritti/doveri di cittadinanza. Con questi interventi, riteniamo di poter chiudere
l'argomento. Senza escludere che sulla questione si potrà sempre tornare
a tempo debito.
La redazione
Rispondo al sig. Woland (io uso il mio nome, Sassi, non Mr. X...), che non
mi sono permesso si affermare che TUTTI i riminesi sono truffatori, sarebbe
una generalizzazione al pari di quella che ha fatto Woland nel tirare in ballo
veneti e austro-ungarici che, con il problema in questione, c'entrano poco -
praticamente zero. Insomma, quando si toccano argomenti che richiederebbero,
carte alla mano, la giusta dose di realismo, nell'interesse di tutti, evidententemente
non si riescono a trovare argomenti più validi del soliti ragionamenti retorici
e spesso fuori tema; deboli difese di ufficio che chiamano in causa un malinteso
senso di cittadinanza.. Il punto è che le principali categorie economiche turistiche
riminesi sono grandi evasori, come dimostrato dalla dichiarazioni dei loro redditi
e sostenuto dall'articolo del Sole 24 Ore, e questo produce uno stato di diffusa
illegalità che è causa di omertà, disinteresse, e poco spirito civico. Per essere
riminesi a pieno titolo, consci dei propri diritti e pronti a rinvedicarli in
ogni sede, non basta essere nati a Rimini, ma bisogna soprattutto contribuire
fattivamente alla causa comune, che non sempre coincide con il proprio tornaconto
personale. O meglio, alla lunga si. Il riminese che paga le tasse (e ce ne sono),
senza se e senza ma, è il cittadino che dovremo assumere come modello di riferimento
per la Rimini del futuro, e condannare, senza attenuanti, chi ruba i soldi alla
comunità.
Daniele Sassi
Condivido (da bolognese...), l'affermazione dell'articolo a firma "Wooland"
che segnala come non tutti i riminesi sono truffatori perchè ritengo che ogni
tipo di "assoluta convinzione", priva di distinguo, generi solamente
ignoranza e sostanziale violenza nei confronti di chi non può ribattere al verbo.
Ma con il ragionamento (proposto ed accettato) come metodo di confronto, il
cammino comune risulta più agevole. Mi colpisce che si gridi contro i turpi
riminesi e non si gridi contro le aree geografiche e le autorità "presenti"
in cui si scaricano tutte le più immonde zozzerie in mare (se non sotterrate
magari sotto asili, scuole o ospedali) ,contro quei territori in cui per realizzare
un'autostrada occorrono svariati decenni e svariati vagoni di soldi, contro
quei territori in cui si scopre che il numero delle preferenze elettorali registrate
in un seggio, sono miracolosamente superiori al numero dei votanti di quel seggio,
contro quei territori in cui le madri sollecitano le figlie alla professione
di escort (più fine, meno offensivo chiamare le prostitute così. Fa molto in)
,contro un paese in cui le reti pubbliche televisive, nei vari telegiornali,
ignorano le notizie importanti e dedicano ampi spazi ai concorsi di bellezza,
alla cronaca sempre più minuscola e priva di valore, al farci credere che esiste
babbo natale (o meglio nonno natale) e che le ragazze minorenni hanno zii egiziani
importanti.
Mario Gaiani