Sul
Corriere di Rimini del 4 agosto, ampia intervista a Fabio Pazzaglia, consigliere
comunale del Pd. Pazzaglia dice, nella sostanza, di avere la volontà di sfidare
Andrea Gnassi e Nando Fabbri alle primarie per decidere chi sia il miglior candidato
del Pd per la poltrona di sindaco alle prossime elezioni. Dice, a ragione, di
rappresentare un ampio pezzo del partito riminese più a sinistra di Gnassi&Fabbri,
più attento ai problemi sociali e anche più "liberal", che in questo Pd e, soprattutto,
in queste due candidature, non si ritrova.
Ma poi che fa il buon Pazzaglia? Conscio delle difficoltà dell'impresa
(dovrebbe raccogliere centinaia di firme nel partito o l'appoggio di una forte
percentuale di componenti del direttivo, due cose che riescono solo a chi ha
ampie fette di partito a disposizione), chiede il permesso di partecipare a
Lino Gobbi, il nuovo segretario del Pd riminese. Vien da chiedersi: in base
a quale ragionamento lo fa? Se ritiene che le regole del Pd in fatto di primarie
siano antidemocratiche e volute, nella sostanza, per privilegiare i soliti noti,
lo deve dire apertamente e battersi da dentro il partito (o da fuori), per cambiarle.
E poi, quale credibilità può avere un concorrente che partecipa ad una gara
per "grazia ricevuta"? E che figura ci farebbe il Pd a farlo partecipare "in
deroga"?
Dunque, delle due, una: o Fabio Pazzaglia è un po' confuso; oppure sono
antidemocratiche le regole che si è dato il Pd per trovare il proprio candidato
sindaco. In ogni caso, ennesima figuraccia. (nella foto di cronaca, la composta reazione di Andrea Gnassi alla notizia che anche Pazzaglia, dopo Fabbri, vorrebbe candidarsi alle primarie).
Antonio Cannini