L'apparenza conta tanto nella vita pubblica e nella politica che potremmo
aspettare invano l'ammissione di un errore o anche di una più semplice sottovalutazione
di un problema. Non arriverà mai un "ma che fesseria abbiamo combinato" e nemmeno
un " a pensarci bene avremmo potuto fare diversamente". Rassegniamoci quindi
ad ascoltare verità aggiustate a seconda del protagonista del momento.Vogliamo
invece richiamare l'attenzione su come i canmbiamenti seri avvengano quasi sempre
quando giungiamo all'estremo limite.
Esaminiamo allo scopo una questione tanto concreta quale l'andamento
della spesa pubblica paragonata al prodotto interno, il famigerato Pil. L'Italia
del 1965, in pieno boom economico, ha accumulato un debito complessivo pari
al 35% del Pil. Oggi ci fa quasi sorridere. Si iniziano gli anni '80 con un
debito al 57 % del Pil. Il debito è già cresciuto e se ne comincia a parlare.
I politici pensanti già si sono accorti del pericolo rappresentato dal clientelismo
finanziato attraverso la spesa pubblica. Alla fine degli anni '80, nonostante
la continua crescita del Pil, il debito cresce ancora di più ed è vicino al
100%. Nei primi anni '90 una cavalcata affannosa porta il nostro deficit al
120% del prodotto nazionale e crea seri problemi di tenuta, anche con alcune
settimane di ansia circa una possibile conclusione in stile Argentina. E' anche
grazie alla scossa di tangentopoli che si ha una reazione e viene avviata una
politica di riduzione del nostro deficit fino a metà del decennio corrente ed
il debito viene riportato vicino alla soglia del 100%. Ricordiamo che per una
sana Europa il nostro impegno è di portarlo al 60% in pochi anni. Purtroppo
dagli inizi del nuovo secolo il nostro prodotto interno ha sempre più rallentato
la sua crescita e sempre con cifre dello "zero virgola", ossia anormalmente
basse.
L'ultima crisi a carattere internazionale ci ha colti in questa fase
ed ha fatto calare in modo improvviso il nostro prodotto di circa il 4-5 %,
mettendo di nuovo in discussione anche la tenuta del nostro sistema. Per curiosità,
si può riportare all'incirca il debito così come è attualmente stimato in circa
1750 miliardi di euro. E per chi ha difficoltà ad immaginarsi il significato
delle cifre a livello nazionale lo si può tradurre all'incirca con 30.000 Euro
a testa per ogni cittadino, bimbi e nonni compresi. Lo Stato è eterno e non
viene dichiarato fallito, ma gli interessi deve pagarli. Meno ispira fiducia,
più diventano alti.
Non credo occorra aggiungere altro. Se queste sono le cifre, esse da
sole ci dicono che abbiamo un problema e non da oggi. Non è cero colpa di nessun
governo se il mondo sta cambiando più velocemente di quanto mai potessimo prevedere,
in buona parte per decisioni più grandi di noi. Personalmente penso che a quanti
ci dirigono sia bene chiedere di aprire ad un salto di qualità inusuale ,anche
per se stessi, per mettersi in condizione di guidare il Paese verso una difficile
ma non per forza immaginaria ripresa. Personalmente, penso anche che l'ottimismo
e la forza ed anche il senso di sfida che possono farci guardare la nuda realtà
così come essa si presenta, siano la migliore arma, anche collettiva, a patto
di lavorare in comunità di intenti. Cosa che oggi mi sembra impedita più da
interessi piccoli e particolari che da vere e proprie divergenze sulle strategie
da adottare.
Steve