Come si comanda nei partiti? E' un argomento
della massima importanza, oggi oggetto non solo di varie discussioni, ma anche
di applicazioni concrete. Si va dalla invocazione
delle elezioni primarie nei partiti e nello Stato; alla disciplina dei referendum,
anch'essi forma di potere popolare: alla messa in evidenza che in parecchie
parti dell'Europa si hanno forme di potere fortemente personalizzate e quindi
molto diverse dalle democrazie come le abbiamo tradizionalmente intese e, come
la nostra attuale Costituzione dice, intermediate dai partiti.
Allo stesso tempo si percorrono strade che potrebbero
sembrare divaricanti e si sentono illustrare i pregi del centralismo, unito
al personalismo, nella guida di diverse forze politiche. Nello stesso tempo
si invoca più potere al popolo. Confesso di stentare parecchio a costruire un
panorama di quanto sta accadendo e di rimanere spesso interdetto a fronte di
dichiarazioni che a volte mi sembrano incompatibili con dichiarazioni precedenti.
Da "studioso amatore" in materia politica
mi rifaccio agli esperti ed anche a sociologi. Recentemente mi leggevo Alberoni
che riportava dei casi di buon governo nelle imprese sia di capi unici che di
gruppi di dirigenti. Se si applica quell'esperienza alla politica, si ricava
che non esiste una regola fissa ma i risultati possono variare da caso a caso.
Un problema assai vicino a questo c'è oggi nel partito del "POPOLO DELLE LIBERTA"
ed il caso ha un interesse che va parecchio al di là delle questioni
che apre in questo partito. Pone un quesito che interessa tutti tanto che sembra
che diversi dirigenti di altri partiti abbiano afferrato il problema.
Il caso specifico del PDL sembra anche dimostrare
che ad una differenza nel modo di concepire il comando si accoppiano con facilità
anche differenze nelle proposte e ciò rende la questione ancora più interessante
sotto il profilo del confronto democratico. A meno che non sia tutto dovuto
al caratterino di Fini, come parecchi dicono nel PDL, ed alla sua insopprimibile
ed immediata, personale e privata voglia di essere lui il primo al posto di
Berlusconi.
Steve