Esattamente un mese fa è venuto a mancare, all'età di 89 anni, il ragionier
Antonio Gaia, figura storica tra i professionisti riminesi, oltrechè una delle
personalità di maggior spicco della città e della sua crescita tra gli anni
'50 e gli anni '80. Rimini l'ha onorato da par suo, come solitamente fa per
i suoi figli migliori: ignorandolo. I ben tre (!) giornali riminesi, notoriamente
avidamente letti da una elite intellettualmente troppo intelligente e colta
per occuparsi della morte di un pur noto professionista, in quei giorni, non
avevano spazio da dedicare ad una figura pari a quella dello scomparso.
Ben più interessanti le cronache di abusivi malmenanti e malmenati,
deputati, assessori e presidenti effettivi e mancati, straparlanti e straparlati,
campanellari e ronde, miss over '80, ecc. ecc.. Il tutto sullo sfondo "rosso
sangue" degli incidenti stradali, "refrain" cromatico di questi anni disgraziati.
Eppure, la figura dello scomparso, peraltro inconfondibile, era notissima e
non potrà certo essere dimenticata da nessun autentico riminese che abbia superato
i cinquant'anni. Antonio Gaia è stato tra i ragionieri costituenti il Collegio
dei Ragionieri di Rimini nel lontano 1963, anno di nascita del nostro Tribunale;
all'istituzione di esso aveva lavorato attivamente. Nel primo consiglio dei
Ragionieri di Rimini, presieduto dal ragionier Pieralberto Boldrini, Antonio
Gaia rivestì la carica di tesoriere e poi, successivamente, quella di presidente
dello stesso Collegio dal 15 dicembre 1968 al 13 novembre 1971 e dal 9 novembre
1974 al 5 novembre 1977.
Negli anni settanta fu eletto per lungo tempo consigliere del Consiglio
Nazionale dei Ragionieri. Fu, insieme ad Ilario Semprini ed altri, nei primi
anni '60, fondatore ed anima dell'OMNIA, prima grande struttura della distribuzione
riminese che, non a caso, volle fosse tale anche nella proprietà e nella centralissima
ubicazione. Certamente fu tra le figure professionali più importanti della città
nei trent'anni successivi al dopoguerra e, sempre tra i professionisti, nessuno
contribuì come lui allo sviluppo, se vogliamo anche contraddittorio, ma certamente
impetuoso, di essa.
Due caratteristiche, però, al di là delle capacità professionali fuori
dal comune, colpirono chi lo conobbe: la straordinaria dirittura morale, accentuata
dalla figura fisica "scolpita" e quasi "dura" che, come si diceva, "metteva
soggezione", anche a causa della infermità fisica che lo aveva colpito da bambino.
Apparenza temperata prima, e cancellata poi, però, da una straordinaria bonomia
e senso dell'umorismo che, uniti all'eccezionale intelligenza e sicura generosità,
predisponevano al meglio chiunque, professionista o no, avesse un contatto con
lui. Ora nessuno lo vedrà più passare per le strade della sua città, che aveva
percorso da protagonista per tanti decenni. Molti, che abbiano un residuo di
memoria e di cuore, lo ricorderanno.
Antonio Cannini