Torniamo
a scrivere di Alitalia. Che, nel corso dei mesi, si è rivelata la solita
"italianata", con i soliti furbi a recitare la parte degli eroi senza esserlo.
Naturalmente a spese del contribuente il quale, sommerso da ondate di informazioni
non sempre davvero utili, è portato a scordarsi di quanto gli costi vivere in
questo Paese. Dunque la cordata degli italiani è stata fatta. Ed è stata fatta
così male da non essere una soluzione ai problemi principali per i quali Alitalia
si è ritrovata nelle condizioni in cui si è ritrovata.
Primo: la mancanza di rotte internazionali appetibili alle quali il
management (non i piloti e le hostess), succedutosi durante gli anni ha progressivamente
rinunciato. Clamoroso aver perso quasi tutto il trasporto passeggeri verso il
Sudamerica a favore delle linee spagnole e di altri. Secondo: l'incapacità di
individuare un unico hub nazionale col risultato, ad esempio, di tenere
i piloti a Roma, trasportarli (ovviamente a spese della compagnia) fino a Milano,
e farli partire da Malpensa. Date queste (ed altre) scelte, si comprende come
Alitalia perdesse un milione di euro al giorno. Ma la nuova compagnia, che dall'1
dicembre si accolla i costi di gestione secondo quanto ha dichiarato alle agenzie
di stampa Augusto Fantozzi, il commissario liquidatore Alitalia, risolve perlomeno
questi due problemi? No. Un hub internazionale non è stato individuato.
Però, la Compagnia Aerea Italiana, formata da investitori che non hanno
esperienza nel settore (tranne Carlo Toto, patron della malmessa AirOne, il
che è tutto dire…), si sta preoccupando di tagliare posti e stipendi (e non
è detto che non sia necessario). Nel contempo, non si preoccupa di trovare strade
per sviluppare il business. Anzi, la Cai sa di non essere all'altezza ed è sembrata
solo interessata a rilevare a basso costo una compagnia nella quale far entrare
un partner straniero, "monetizzando" in questo modo l'investimento. Già che
ci siamo, ricordiamo che i debiti pregressi li pagheranno i cittadini, non gli
"eroi italiani" della Cai. Dunque, i privati "tagliano" e mettono parzialmente
o totalmente sul mercato,da qui a qualche anno, una compagnia sostanzialmente
regionale e senza debiti per chi acquista.
E chi potrebbe acquistare se non Air France o Lufthansa? E qui siamo
al clamoroso. I francesi potrebbero entrare con pochi soldi nella nostra ex
compagnia di bandiera senza praticamente rischi. Mentre se fosse andato in porto
il progetto del governo Prodi del marzo scorso sarebbe stata Air France ad accollarsi
il debito che ora pagheranno tutti gli italiani, compreso chi ha paura di volare,
attraverso la cosiddetta bad company guidata da Fantozzi. Cioè, con mesi di
ritardi e costi in più a carico dei cittadini, arriveremo, nella sostanza, alla
stessa soluzione che si era prospettata a primavera
Con l'unica differenza che ci saranno dei cosiddetti "imprenditori"
che ci guadagneranno, mentre i cittadini dovranno solo pagare. La sola "italianata"
o, se preferite, mascalzonata all'italiana. (nella foto, due del gruppo di
Cai al lavoro)
Flavio Semprini