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un po' di enti pubblici o ne facciamo di nuovi? Con l'aria che tira sembrerebbe
una domanda inutile. Sia Berlusconi che Veltroni hanno, a più riprese, detto e
ripetuto che governo ed opposizione si sentono impegnati nella riduzione della
spesa pubblica ed in specie degli apparati dello Stato. Il contenimento del numero
di ministri e sottosegretari nella formazione del governo dovrebbe essere solo
un piccolo saggio dimostrativo di una più grande vasta opera di riduzione del
corpo politico ed amministrativo.
I capi supremi e una buona parte della èlite nazionale sembrano convinti che
una svolta profonda, a tale riguardo, non sia più rinviabile nel nostro Paese
e diversi autorevoli conoscitori degli uomini ai vertici ci confermano che questa
volta, a differenza del passato, c'è una vera presa di coscienza della situazione.
Qualcosa invece cambia quando ci si immerge nel corpo sociale e politico del
Paese. Allora le intenzioni sembrano sfumare e gli obiettivi confondersi. Al
riguardo abbiamo già sentito diversi pareri favorevoli al mantenimento delle
Province perchè "utili". Non c'è la capacità di comprendere, probabilmente,
che nella situazione odierna il concetto di utilità è soggetto ad una revisione
profonda e tante istituzioni che potevano essere utili in passato oggi sono
soprattutto un peso.
Per mostrare come spesso, al di là dell'adesione superficiale alla politica
del momento, manchi molto spesso una coscienza profonda dei problemi, basta
esaminare alcuni comportamenti dei politici nella nostra Regione. Già alcuni
anni fa, durante il precedente governo Berlusconi, mentre questo si impegnava
nel tentativo di ridurre il numero di senatori e deputati al parlamento, in
Regione maggioranza e minoranza si affratellavano nel tentativo, opposto, di
aumentare il numero dei consiglieri all'interno di una riforma dello statuto
regionale. Finalmente, solo una recente presa di posizione netta e pubblica
del segretario del partito democratico ha posto fine all'intenzione dei partiti
di aumentare il numero dei propri consiglieri dettato dal desiderio di avere
più poltrone, più stipendi, più potere.
Immagino che tutto ciò possa sembrare quasi incredibile ed invece è la pura
realtà, verificabile da chiunque abbia tempo e voglia di andare a vedere. Tutto
è reale e vero fin nei particolari. Ma non basta: c'è anche qualche cosa di
ancora più singolare che va ben oltre l'aumento di spesa dovuto all'aumento
del numero dei consiglieri in Emilia Romagna. Infatti, diversi nuovi politici
propongono, per il futuro, la nuova Regione Romagna con conseguente raddoppio
della burocrazia, delle spese. Con una nuova sede, un suo funzionamento burocratico
e, soprattutto, posti per i partiti. La ragione che viene portata più spesso
a sostegno di questa tesi, accanto al patriottismo locale, consiste nella incapacità
di Bologna di capire i nostri interessi.
Ma simile argomento perde molto della sua credibilità davanti alle inefficienze
che non si limitano certo alla Regione, ed al dubbio che i nostri rappresentanti,
invece che rendersi conto della debolezza politica d'assieme (non è il caso
di fare gratuite imputazioni personali), pensino che tutto sia risolvibile con
un nuovo ente. Noi non lo crediamo, e contiamo che Silvio e Walter davanti ad
una simile proposta reagiscano con la necessaria fermezza. Per togliere ogni
dubbio anche noi pensiamo ad un pressante provvedimento: una legge che dica
basta a nuovi enti. Chiuso. (Nella foto, le misurate, civili e serene reazioni
di alcuni politici dopo aver saputo di aver perso la poltrona).
Steve