Durante
quest'anno la provincia di Rimini rimarrà senza inceneritore. E, quindi,
con una capacità di smaltimento pari a zero. Ciò potrebbe portarci ad una situazione
critica, alla… napoletana. Com'è solito per la nostra testata, cerchiamo di
spiegare la situazione per come si è sviluppata, passo per passo. Questo forse
ci permetterà di capire che certe assurdità non sono solo della patria di pulcinella.
Nel 2000 fu presentata dall'allora Amia, la costruzione del quarto forno
(o come si dice oggi: termovalorizzatore, visto che produce energia elettrica),
dell'inceneritore di Coriano che, da solo, quando andrà in funzione, brucerà
140mila tonnellate di rifiuti. Attualmente il nostro inceneritore (o, ripetiamo,
termovalorizzatore, dato che dal suo lavoro si ricava energia) è composto da
tre forni: due più vecchi (ma riammodernati), e uno più recente. Complessivamente
bruciano 130mila tonnellate di rifiuti circa. In soldoni, Rimini produce, nel
suo complesso, circa 250mila tonnellate d'immondizia, praticamente il doppio
di quanto smaltisce. L'eccesso viene convogliato alla discarica di Sogliano,
fuori provincia, dato che Rimini non ha una sua discarica.
Quando venne presentata la quarta linea dell'inceneritore, l'intento
di Amia era di far arrivare le tonnellate bruciate a 270mila (130mila + 140mila),
assicurando al territorio una completa autonomia di smaltimento e notevoli capacità
energetiche. Però, da quel momento partì uno scontro politico piuttosto pesante
che vedeva il centrodestra, i verdi e buona parte della sinistra estrema e antagonista
opporsi a Amia (e poi Hera) e a chi voleva la quarta linea. Ovviamente, l'opposizione
di forze così eterogenee era con motivazioni diverse; ma la sostanza era la
medesima: no all'inceneritore. Nel 2007 si è arrivati, finalmente, all'approvazione
del piano rifiuti provinciale e la mediazione, puramente politica, ha previsto
questo: il quarto forno si farà, ma andrà solo a sostituire la capacità esistente
che dovrà essere azzerata con la demolizione delle tre linee.
Di fatto, bruceremo sul nostro territorio 140mila tonnellate d'immondizia
e ne porteremo a Sogliano o dove ci sarà posto, 110mila. Con pochissimo vantaggio
economico e con vantaggi per la salute dei cittadini quantomeno discutibili.
Al di là dell'assurdo della cosa in sè (ma in provincia assicurano che a livello
politico non si poteva fare di più, vista la strenua opposizione dei verdi,
attestati anche da noi, come a Napoli, sulla linea del no assoluto alla termodistruzione...),
la cosa preoccupante è che lo stop ai tre forni attuali è previsto con l'inizio
dei lavori per la quarta linea (!), non quando il quarto forno andrà in funzione
(si pensa nel 2010). Incredibile.
Dunque, per quasi due anni la provincia di Rimini potrebbe non avere,
anzi non avrà, capacità autonoma di smaltimento. Il problema potrebbe essere
risolto dal fatto che Rimini è dentro il "sistema" Hera, dunque altri territori
smaltiranno la nostra immondizia. Però, questa "magagna" tipicamente riminese
arriva proprio nel momento in cui il problema rifiuti in Campania è esploso
ai livelli che tutti noi conosciamo. La Campania ha circa sette milioni di tonnellate
(!) di ecoballe da smaltire: è il lavoro di tutti gli inceneritori italiani
per almeno due/tre anni. Dunque, per l'immondizia riminese potrebbe esserci
meno "posto" di quello previsto. E la nostra provincia potrebbe trovarsi in
una situazione particolarmente drammatica.
Antonio Cannini