Quando qualche giorno fa, vedendo l'innalzamento dei toni dello scontro
con la Francia, avevamo previsto che il governo, in difficoltà, si sarebbe lanciato
nella politica del "soli contro tutti", cercando di ripetere settant'anni dopo
dopo, i fasti delle sanzioni contro l'Italia mussoliniana. Avevamo visto giusto.
Ieri, a Lampedusa, il presidente del Consiglio, insieme ai soliti argomenti
contro Giustizia, Costituzione, Corte Costituzionale, Capo dello Stato, ecc.
si è lanciato per la prima volta a testa bassa contro l'Europa, minacciando
l'uscita in caso di mancati aiuti nella crisi dei profughi nordafricani. Ora,
a parte che l'Europa spesso si atteggia in modo discutibile di fronte a vari
problemi degli stati membri, se c'è un caso dove l'emergenza è stata affrontata
male proprio dall'Italia è quella dei profughi.
La politica nel passato verso i regimi appena abbattuti (Tunisia, Egitto)
o in corso di sgretolamento (Libia), con l'esborso di grosse "taglie", finite
nelle tasche dei capi, ha fatto sì che l'Italia si sia messa nella condizione
di quella che subisce l'estorsione e paga senza fiatare. I nuovi regimi, ci
amano meno dei francesi e degli inglesi (ed è tutto dire...) e ci rispettano
sicuramente meno. L'unico che ci vuole bene avendo ancora le tasche piene di
miliardi di euro nostri è Gheddafi che, però, in questo momento,ha altro a cui
pensare... Quindi attaccare oggi l'Europa, minacciando la secessione dell'Italia,
appare una mossa propagandistica facilmente prevedibile ma alla lunga di scarsa
efficacia, se non addirittura controproducente, se dall'altra parte venisse
l'idea di prenderci sul serio.
wkls