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Pescare mi piace, tanto. E' la mia passione. Ma la pesca, no, non mi piace piu'.
Non mi coinvolge quell'immagine mezzo sportiva e mezzo avveniristica che in molti
vorrebbero dargli. Mi infastidiscono i ragazzini con le tute delle societa' di
pesca come fossero calciatori. Mi innervosiscono quando li vedo sulle sponde rasate
di un laghetto, tutti in fila, con le canne di ordinanza, pronti alla competizione.
E non amo neppure l'ipertecnologia dei pescatori di "carp", "cat",
o che altro "caz"-fishing, che se non si accampano come marines non
possono pescare. Che non sanno parlare in italiano. Perchè, uno che*pesca
le carpe* non prende nulla mentre se fa *carpfishing* vede un'abboccata dietro
l'altra?
E i moscaioli che sembrano usciti da un atelier specializzato in completi da merenda,
che non lanciano se non hanno la coda di Hardy, il giubbino di Yoghi, e gli occhiali
di Bubu? Già, tutti lungo un "no kill" di periferia a sognare
di essere al parco di Yellowstone...
Le pesche "moderne" mi annoiano, mi irritano. Mi fanno rimpiangere altri
tempi, altri pesci, altre tecniche. La vigevanese, quella si' che e' una pesca
che ho amato, che avrei voglia di ricominciare a fare. La vigevacooosa? Ok, calmatevi,
non sono piu' giovanissimo. Sedetevi e... C'era una volta... Cominciano così
tutte le favole che si rispettino. E anche quella della pesca alla vigevanese
è una favola di altri tempi. È la storia ricca di fascino di una
tecnica nata sul tratto piu' bello del Ticino - quello di Vigevano - per andare
a caccia delle grosse marmorate del fiume Azzurro. Oggi il Ticino ha perso quasi
tutte sue regine e la vigevanese riposa nella soffitta delle cose che non servono
piu'. La mitica cobietta - la montatura a tre ami utilizzata per questa tecnica
- viene conservata nella tasca del portafogli dove si tengono le foto dei propri
cari. E qualche ex ragazzo del Ticino ogni tanto la tira fuori e la guarda con
nostalgia.
Esistono pero' ancora pochi irriducibili che tentano la sorte con questo sistema
di pesca. Si avventurano sull'Adda e sul Ticino, nei torrenti di pianura della
Lomellina e soprattutto nei canali irrigui dove ancora è possibile l'incontro
con qualche trota di buona taglia. Si tratta di "cacciatori" impenitenti,
recidivi, appassionati che sono disposti a sobbarcarsi una lunga serie di uscite
a vuoto pur di sentire in canna la trota che attacca con violenza il pesciolino
manovrato alla moda di Vigevano. Nessun'altra tecnica - neppure lo spinning -
è in grado di far emergere l'indole aggressiva e predatrice delle grandi
trote in maniera così spettacolare. Il colpo in canna dell'attacco del
salmonide fa sobbalzare il cuore.
Per pescare alla vigevanese servono davvero poche cose: canna, mulinello, cobietta
e qualche pesce esca. Risolti però i problemi d'attrezzatura arriva il
bello. Eh si', perché pescare alla vigevanese richiede una mano che non
si acquista in negozio e neppure alla prima uscita. L'azione di pesca consiste
nel lanciare in prossimita' della zona dove si presuma che la trota sia in caccia.
Dopo pochi secondi in cui l'esca cade verso il fondo si recupera con la canna
facendo compiere al pescetto una veloce spanciata di circa un metro. Quindi lo
si lascia ricadere per poi recuperarlo nuovamente. Si tratta in pratica di un
recupero con fughe rilasci continui. A guardarla, sembra quasi una danza nella
quale l'azione della canna e il recupero del filo in eccesso con il mulinello
devono trovare una sincronia perfetta, come due ballerini. E' un lavoro di braccio
per il quale bisogna fare un po' di pratica, fino a quando non si sente che si
agisce in scioltezza.
Poi occorre imparare non solo a capire dove stanno i pesci, ma come si muovono,
come mangiano, come difendono il territorio... Insomma, bisogna pensare come una
trota. E non come una qualsiasi, ma come una trota diventata ormai grande e abituata
a difendersi da ogni insidia e a nutrirsi esclusivamente di pesciolini. Prontezza
di riflessi, sangue freddo, senso dell'acqua e spirito romantico sono i principali
ingredienti tecnici di questa pesca dal sapore antico. Un sistema dove contano
solo la bravura del pescatore e la sua capacita' di misurarsi con l'ambiente e
i suoi abitanti. Questa e' l'immagine della pesca che ho nel cuore. E i pescatori
alla vigevanese sono i miei eroi: non ne ho mai visto uno con la tutina sponsorizzata.
Michele Marziani
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